Solo così riusciamo a fare in modo che la malattia, già di per sè "fastidiosa" possa anche portarci il grande regalo di migliorarci.
A mio parere vi sono tre momenti del vivere la malattia: il primo che è inevitabilmente quello dello sconforto, il secondo che è quello della reazione ed il terzo, più importante degli altri due, che è quello di cercade di dare ad essa un significato. Significato che non dovrebbe essere "cosa ho fatto di male per meritare questo", ma piuttosto quello del "se mi è capitato, vuole dire che si tratta di un segnale".
Questo segnale, o prova, va interpretato e ciascuno ha il suo modo per interpretarlo. E poi continuare a vivere, con serenità, ma tenendo sempre a mente che abbiamo avuto questo segnale. Segnale che dovrebbe aiutarci a mantenere viva la consapevolezza, oltre che della pracarietà del nostro corpo, anche e soprattutto del fatto che abbiamo il grande dono del nostro spirito il quale, a differenza del nostro corpo, deve tendere ad essere inattaccabile.