Gialal ad-Din RUMI e l’Ordine dei Dervishi Mevlevi

Gialal ad-Din RUMI e l’Ordine dei Dervishi Mevlevi
Comparato per la sua sensibilità e umiltà a San Francesco d'Assisi, è ritenuto "il più grande poeta mistico di tutti i tempi. (Nicholson 1925-'37, trad. V-VI, p. XIII)

Legato all'Afganistan per nascita, all'Iran per la lingua persiana usata nelle sue opere scritte ed alla Turchia ove visse e fu sepolto, con il suo insegnamento è oggi, come egli volle, un patrimonio culturale sentito da tutti, che avvicina i popoli e accomuna ogni credo:


"Non giudeo sono nè cristiano, nè ebreo o musulmano!
Nè orientale nè occidentale…
Non di Persia o Babilonia, nè del Khorosan io sono!
…il mio luogo è l'Oltrespazio, il mio Segno è il senza Segno,
…Uno cerco, Uno conosco, Uno canto, Uno contemplo!
…ed infine: "dopo la morte, non cercate la tomba mia nella terra:
nel petto degli uomini santi è il mio sepolcro"

Il suo poema mistico -Masnavi-, un'opera in persiano di più di ventiseimila versi doppi in sei volumi, è la base culturale per l'Ordine che a lui si riferisce.

Una copia dell'originale conservata a Konia è stata donata al "Centro Italo Egiziano" per il restauro ove è attualmente esposta al pubblico.

La sua raccolta di poesie -Divan- (Canzoniere) chiamato anche Divan-i Kabir (grande Canzoniere) è un'opera immensa dedicata a Shams-i Tabriz, il suo maestro spirituale. In essa il lettore ha la possibilità di conoscere

"Una delle più profonde esperienze spirituali che sia possibile immaginare, quale la letteratura occidentale -nemmeno Jacopone da Todi o Giovanni Della Croce o santa Teresa- sanno presentare.
L'ebbrezza mistica, che infonde tutto l'universo, anche l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco, la mente e il cuore coincide con la più assoluta lucidità intellettuale…
Il lettore avrà l'impressione di essere chiuso nel cuore più profondo del cerchio, e insieme di venire dissipato nella molteplice polvere dell'universo."
(Alessandro Bausani "Rumi Poesie mistiche" Milano 1980)

La massima espansione della confraternita Mevlevi si ebbe a partire dal xvi secolo, periodo in cui i Mevlevi, legati alla elite Ottomana, avevano il compito dell'investitura del Sultano.

Il Sama' (letteralmente "Ascolto" di suoni connessi alla danza), pur essendo divenuto il rito fondamentale dell'ordine sin dal XV secolo, si precisò nella simbologia e nelle modalità nel XVI secolo, periodo in cui molte personalità culturali di rilievo aderirono all'ordine.

Le elaborazioni del pensiero di Gialal ad-Din Rumi condussero, alla luce delle dottrine cosmologiche dell'origine della filosofia Islamica, alla definizione del Sama' nei suoi riferimenti al cosmo e alla rotazione dei pianeti e delle sfere celesti.

Ascoltando il suono "cosmico" i Dervishi si muovono in uno spazio che, architettonicamente, è andato sempre più definendosi secondo uno schema di simbolismi geometrici e matematici di cui la Sama' Khana del Cairo rappresenta la massima espressione.

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