La resurrezione dei morti nel cristianesimo

La resurrezione dei morti nel cristianesimo
Da ragazzino mi colpiva l'idea che un giorno saremmo risorti nella carne; non riuscivo a capire come questo sarebbe avvenuto: il nostro corpo sarebbe stato quello del momento della morte? Magari ci saremmo trovati a vivere in eterno come dei novantenni, oppure saremmo risorti come nel periodo migliore della nostra vita? E per chi era nato brutto, sciancato o con delle deformità?
Poi ho scoperto che questo tipo di dubbi non erano mia prerogativa, ma molti pensatori e teologi (e di sicuro molte altre persone comuni) si erano interrogati in proposito.

Il dubbio si è sciolto quando, recentemente, ho saputo che fino al concilio di Nicea del 325 d.c., organizzato dall'imperatore Costantino, la Chiesa delle Origini professava la reincarnazione e che tale concilio, per evitare che le persone si adagiassero sull'idea di avere infinite altre possibilità, aveva deciso di cancellare la reincarnazione dalla dottrina professata. Ovviamente se pensiamo che la " resurrezione dei corpi" sia riconducibile alla possibilità di reincarnarsi, ecco che tutti i nostri dubbi in merito non hanno più senso e tutto ci appare chiaro.
Con il Concilio di Costantinopoli del 545, indetto dall'imperatore Giustiniano, ogni reminiscenza delle teorie relative alla reincarnazione vennero condannate e bandite dal cristianesimo.
Tracce di tale teoria sono comunque riscontrabili nei vangeli canonici e, soprattutto, nei vangeli gnostici di Tommaso e Filippo.

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