I primi si spostano per lasciarsi dietro le spalle problemi, stress, il grigiore quotidiano. Ma quello che trovano sono ancora una volta le consuetudini, rimangono attaccati al loro io, non importa se ai Tropici o in Siberia. I secondi, lasciate a casa le proprie abitudini, vanno lontano per sperimentare altre realtà, altre civiltà, per mettersi in sintonia con idee e sensibilità diverse.
In fondo per cercare di capire se stessi.
Il bello è trasformare un viaggio, ogni viaggio, in un "pellegrinaggio" attraverso le poliedriche diversità della Terra, fatte di sfumature, di insospettabili profondità, di continue magie.
La parola "pellegrino" deriva dal latino "per agros" cioè "attraverso i campi", dunque il pellegrino è colui che va oltre i confini per raggiungere tra mille fatiche e pericoli IL SIGNIFICATO: chi siamo, cos'è la vita, cos'è la realtà. È la fame dello Spirito che è bisogno di significato.
Da qui il mito dell'eroe che parte (si separa dal suo piccolo mondo) viaggia (fa esperienze, fisiche, mentali, psichiche) oltrepassa una soglia (le barriere, gli ostacoli, le iniziazioni) e rinasce (ritorna con un'altra maturità).
Siamo tutti pellegrini nel labirinto della vita alla ricerca di qualcosa che la routine non è in grado di
darci e neppure dirci che cosa sia. Bisogna indossare finalmente "gli occhi giusti" per vedere ciò che prima non si vedeva. E lasciarsi trasformare. In fondo basta poco: passare da un viaggio distratto e superficiale ad uno pieno di attenzione, di intensità. Non conta la quantità di cose che vediamo ma come le vediamo, con quale profondità, con quale partecipazione.
Se vogliamo che il nostro viaggio abbia un senso dobbiamo avvicinarci, incontrarci, vederci. Non
occorre molto tempo, è solo una questione di amore.
In viaggio come nella Vita.
Buone Vacanze
Mary Saitta
