Riflessione sulle quattro subpersonalita’

Riflessione sulle quattro subpersonalita’

Le quattro subpersonalità delineate sono:

 

  • Depressa
  • Ossessiva
  • Schizoide
  • Isterica

Queste quattro modalità di comportamento derivano direttamente dai meccanismi di difesa istintuali messi in atto dal bambino. All'inizio essi sono fondamentalmente due, ovvero il sorriso ed il pianto. Sono i due modi che il neonato ha per richiamare le attenzioni della madre verso i suoi bisogni e per essere accudito. In base alle risposte che riceverà dall'ambiente che lo circonda, svilupperà, principalmente, una delle quattro subpersonalità (che può essere interessata anche da aspetti delle altre), che corrisponderà però, anche se in forma più complessa, sempre alla dinamica del pianto e del sorriso ed all'evitamento della sofferenza e del dolore.

L'analisi che ne risulta è molto interessante ed aiuta a delineare il profilo di un soggetto con una certa chiarezza. Se il profilo non è debordato nel lato patologico, offre anche dei lati positivi alla personalità del soggetto. Ad esempio, la subpersonalità depressa ha grandi capacità empatiche, mentre quella ossessiva dimostra ottime capacità di controllo ed organizzazione. Insomma, è una lettura che vi consiglio per approfondire l'argomento.

Quello che, però, qui mi interessa delineare è che, aldilà del fatto che il profilo possa non debordare nel patologico ed avere, in ultima analisi, degli aspetti positivi, l'impostazione di partenza che ne risulta è assolutamente negativa. Non riguarda il lavoro di Caldironi ovviamente, che trovo molto interessante, ma la teoria in sé.
Basta scorrere semplicemente le definizioni per rendersene conto: chi di voi andrebbe in giro a dire di se stesso: "Sono una personalità depressa"?
Ognuna delle quattro caratterizzazioni è decisamente negativa, tanto che l'isterica viene spesso oramai definita istrionica, per mitigarne la negatività.

La domanda che viene in mente è se non ci sia un tratto, una struttura, che possa essere definita positivamente in sé, come una subpersonalità "felice" o "gioiosa" ad esempio, qualcosa che denoti uno stato positivo in sé della persona e non lo connoti solo come assenza di patologia (o meglio, patologia a basso profilo).
Da questa analisi sembra che la sostanza umana sia sofferenza e non ci siano possibilità di svilupparsi in modo sereno e felice, e in questo c'è una vicinanza con la visione buddhista della prima delle quattro nobili verità (esistenza della sofferenza), ma, diversamente da questa, dov'è la via evolutiva? L'evoluzione umana sta semplicemente nel tenere sotto controllo questi aspetti negativi, evitare che sfocino in patologia e tenerci dei "difetti attenuati"? Le quattro nobili verità contemplano la distruzione della sofferenza, invece in ambito psicoterapeutico ho l'impressione che non ci sia spazio per questo tipo di soluzione.

Sinceramente non ho una risposta esaustiva alla domanda che ho posto, se non quella che, forse, dovremmo rimettere in discussione il predominio della mente razionale su quella intuitiva¹ per arrivare a superare le angosce dell'ego², che altrimenti sembrano solo mitigabili, ma fondamentalmente non eliminabili.

 

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