La respirazione cosciente

La respirazione cosciente
Proprio a questo ultimo aspetto vorrei dedicare un po' di attenzione, in modo da chiarirne l'importanza, anche perchè ho l'impressione che sia, a volte, la cenerentola fra i tre aspetti, quella di cui si parla meno.

Che cosa intendiamo quando parliamo di respirazione cosciente?

Ovviamente tutti mettono l'accento sul respiro cosciente, riconoscendogli una grande importanza, però quando grattiamo la superficie, poche persone sanno spiegare cosa intendano per cosciente.

La respirazione cosciente è l'atto in cui la presenza mentale del soggetto è fusa nell'atto del respirare.

Che significa questo? La persona che respira, sia che esegua degli esercizi da seduta, in piedi o sdraiata può essere o meno cosciente dell'atto che compie. L'aria che entra ed esce può farlo malgrado l'attenzione del respirante. Nella respirazione cosciente la persona è presente all'atto. Lascia andare i pensieri che sorgono nella sua mente, li guarda passare ma non si attacca ad essi. Resta presente al suo respiro ed al suo muoversi al proprio interno. Il respiro è osservato non con distacco, come durante un esperimento, ma tra il respiro e la propria coscienza non c'è spazio che si interponga.
In un certo senso, in quei momenti si è sia il respirante che il respiro.
L'esercizio del
ritratto del respiro è una buon viatico per prendere dimestichezza con tale coscienza. Esso può aiutare ad esercitare la presenza mentale, ma una volta a proprio agio, si può passare al semplice esercizio dell'essere presenti al respiro. Le prime volte concentratevi sulla sensazione che il passaggio dell'aria, sia in entrata che in uscita, provoca sul labbro superiore, potete fare attenzione al passaggio, alle variazioni di temperatura in entrata ed in uscita e restare semplicemente coscienti. Questo faciliterà di molto la vostra capacità di attenzione, dopodichè potrete semplicemente respirare ed essere presenti, un po' come nella pratica di zazen.

Qual è la finalità della respirazione cosciente all'interno di una seduta?

Quando una persona si sdraia per respirare, io gli ricordo sempre che lo strumento principe di una seduta di respiro è il respiro. Sembrerebbe quasi banale, ma in realtà non lo è. Quando il ciclo si installa e la persona contatta sensazioni ed emozioni, essa tende a perdersi in esse attraverso meccanismi di identificazione (si comporta come se stesse rivivendole) o di fuga (soppressione degli stimoli). Mentre fa questo, la persona tende a sopprimere il respiro o ad alteralo in modo da ridurre la propria capacità percettiva. Perchè avvenga il completamento di queste memorie tramite il respiro è, invece, fondamentale che la persona rimanga nel suo processo di respirazione e che questo sia sempre:

  • circolare,
  • connesso,
  • cosciente.

Non intendo dirvi che, durante la seduta, la persona non può uscire fuori dai binari. Essa sta rivivendo situazioni che la disturbano ed è quindi normale che perda la bussola del proprio respirare. La cosa importante è che sia cosciente di questo sbandare, del perdersi e che compia lo sforzo necessario per ritornare al proprio ritmo. Se dovesse perdersi mille volte, che mille volte torni al proprio ritmo.
Sto parlando in terza persona, ma questo non è importante solo per i clienti, ma anche per tutte le persone che si danno delle autosedute di innerbreahting, rebirthing o altro.

Un'altra causa che porta alla perdita della coscienza e della presenza mentale riguarda l'identificazione, un piacere intenso legato alle sensazioni che si stanno vivendo. Il parallelo che mi viene spontaneo fare è quello con un film d'azione o romantico, nel quale non riusciamo a prendere le distanze dalle immagini e ci troviamo nell'adrenalina oppure emozionati e commossio come se fossimo noi a vivere quelle situazioni. Nella seduta Brainwashingsuccede proprio questo! Qualcuno obietterà che ricordi e sensazioni della seduta sono i nostri e non storie inventate proposte sul grande schermo. È vero, ma in quei momenti si tratta di proiezioni, lo scenario che viviamo può essere alterato dai meccanismi che sottintendono alla costruzione dei ricordi (vedi il libro "Brainwashing") e, sopratutto, il perdersi in essi, l'identificarsi, porta alla perdita di attenzione e coscienza del flusso del respiro, che è il nostro filo di Arianna, che ci guida fuori dal labirinto onirico in cui siamo, provvedendo anche al riordino emotivo ed al completamento degli schemi vissuti lasciati in sospeso.

 

 

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Antonio Franco | Breath Trainer & Counselor
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