Per memoria possiamo intendere il meccanismo cdi he abbiamo per acquisire informazioni, le memorie, invece, sono le modalità con le quali esse vengono poi trattenute al nostro interno.
L'insieme delle memorie, anch'esso definito memoria, viene normalmente considerato come un immenso archivio, uno schedario di tutto quello che ognuno di noi ha incontrato nella propria vita, che fossero suoni, immagini, parole o altre percezioni sensoriali. Uno schedario dei pensieri, di tutte le riflessioni e letture fatte al quale, all'occorrenza, potere attingere per riutilizzarli. Ma forse le memorie sono questo ed anche qualcosa in più.
Prima di tutto non facciamo l'errore di considerare che le memorie, che chiameremo anche ricordi, siano come delle foto della realtà. Esse sono contaminate, anzi si potrebbe dire cogenerate, dalle emozioni e dalle sensazioni che attraversano la persona al momento di vivere un evento. Per chi ha dimestichezza con lo scenario di nascita, per fare un esempio, è ben chiaro di come le situazioni che, il feto prima ed il bambino poi, si trovano a vivere, creeranno delle interpretazioni della vita, delle visioni di "come funziona il mondo", ovvero una propria filosofia interna.
Perchè dunque mi ha colpito l'associazione di termini "memorie costitutive"? Perchè ho pensato che possano "costituire" il nostro modo di essere e pensare, oltre che servire a ricordare.
Le memorie non sono solo ricordi classificati. Esse sono fluttuanti e variabili. Sono state generate da una fusione di sensazioni ed interpretazioni emotive di stimoli arrivati al cervello dai nostri secettori sensoriali e, quando cerchiamo di richiamarle alla mente, ecco che la loro nitidezza dipende dalle connessioni fra i vari "cassetti" dove le informazioni sono immagazzinate che il nostro cervello riesce a ricreare. Non sempre la percezione è chiara, quindi il cervello può utilizzare informazioni similari per completare il ricordo. Ad esempio, quando cerco di ricordare quel pranzo in campagna dal nonno, è facile che la fantasia della camicia del nonno venga scelta in una specie di catalogo di tutte le camicie viste, in modo da completare l'immagine. Ecco che i ricordi si modificano nel tempo, si alterano.
C'era una storiella di un vecchio che, al bar, raccontava una storia di guerra di quando era giovane e gli altri avventori scherzavano su come, ad ogni racconto, l'immagine del vecchio ne uscisse più eroica. Oltre alla difficoltà di accedere a tutte le informazioni per ricostituire un ricordo, ci sono anche le nostre interpretazioni di quanto accaduto, che modificano anch'esse le memorie.
Ognuno di noi cerca sempre di avere un'immagine di sè che sia coerente con il proprio ideale. Tale ideale può essere sia positivo che negativo (sono uno stupido, sono un genio, ecc.), ma i nostri ricordi devono essere coerenti con esso. Ed ecco che anche le nostre memorie debbono essere piegate a questa esigenza e, di conseguenza, quella certa situazione verrà "vista" (in realtà interpretata) alla luce del nostro ideale e contribuirà a creare una percezione di noi conseguente.
Siamo al punto in cui le memorie stesse, modificate da questi meccanismi, ci portano a modificare a loro volta le nostre interpretazioni dell'accaduto e le nostre interpretazioni sono la nostra visione del mondo e di noi stessi. Esse diventano costitutive di noi nel più pieno dei significati.
Ogni volta che ricordiamo, modificando la memoria che cerchiamo di richiamare alla nostra coscienza, mettiamo in atto un sistema di autoconvincimento che, piano piano, diventa fondamento costitutivo della nostra personalità: siamo oltre il semplice ricordo oramai.
