Riflettendo, mi è venuto in mente che l'etica, oltre ad essere rivolta verso l'esterno, può essere indirizzata anche verso se stessi e con derivazioni interessanti. Ma non ho pensato agli aspetti etici più intellettuali, come la coerenza fra le varie visioni del mondo che abbiamo dentro o fra quello che pensiamo e quello che facciamo.
Un aspetto che rimane più nascosto è quello dell'etica di sè, ovvero del volgere lo sguardo a se stessi, al proprio corpo e ad esso dare un'impronta etica che riporti la nostra relazione con "l'altro" a noi più vicino (e dal quale non possiamo, al momento e per fortuna, prescindere) alla giusta dimensione. Dobbiamo tornare a vedere il nostro corpo non come un gadget, un oggetto da manutenere per ottenere le massime performance, ma come un tempio di sè, un qualcosa con la quale sono inestricabilmente intrecciato al punto da non sapere veramente riconoscere i confini fra corpo e mente.
L'etica di sè passa attraverso questo riconoscimento ed attraverso la cura che sappiamo rivolgere alla nostra Mente/Corpo¹.
Per me, nel mio cuore, questa etica di sè, questa differente visione verso il proprio corpo, si materializza in poche libre di un libro letto tanti anni fa. In quel periodo non trattavo molto bene il mio corpo, direi che era proprio come un accessorio da usare al meglio, ma non un aspetto fondante di me e per questo queste parole mi toccarono.
Mi si sedette di fronte, si mise i miei piedi in grembo e mentre faceva penetrare il linimento intonò una canzone. Era una melodia lenta e rilassante, simile alle ninne-nanne che le madri inventano per i loro bambini. Chiesi a Oota di tradurmi le parole.
"Si sta scusando con i tuoi piedi. Spiega quanto tu sia loro grata. Esprime la riconoscenza […] e chiede ai tuoi piedi di guarire e di rafforzarsi. Emette suoni speciali destinati a sanare le ferite e i tagli…" (da: "…E venne chiamata Due Cuori" di M. Marlo).
Nel libro la donna, che si trova in Australia, sta facendo un viaggio con un gruppo di aborigeni per conoscerne meglio usi e costumi. Viaggia a piedi nudi, come loro, ma a lei, abituata alle scarpe ed all'asfalto liscio, le piante e le asperità del terreno creano sofferenza. Ad un certo punto, in una sosta, un'anziana donna la fà sedere, le prende i piedi fra le mani, li massaggia, ci parla. Mette in atto un'atteggiamento verso una parte del corpo che per noi è sconosciuto. Oggi si è molto diffusa la cultura del benessere intesa come "centro benessere". Prima ci fu l'esplosione dell'attività fisica, ora il benessere di massaggi, cremee e Spa. Anche al cibo ed alle eccellenze culinarie si dà grande importanza. Sembrerebbe, dunque, di assistere ad una grande diffusione della cura di sè. Personalmente non ho la stessa impressione guardando a questi fenomeni. La cura del fisico mi ricorda un po' l'attenzione al vestire, o anche al truccarsi per le donne, un cercare di essere al meglio in ogni momento ed a dispetto del passare del tempo. Anche i massaggi e le varie tecniche di benessere mi sembrano rivolti semplicemente allo stare bene. Voglio subito precisare che non c'è nulla di male in tutto questo, non sto predicando la rinuncia, il cilicio e la mortificazione di sè, cerco al contrario cerco semplicemente di guardare le cose con un occhio diverso.
Quello che manca spesso è la coscienza di questo corpo che ci accoglie, aldilà del sentirsi belli e rilassati. Averne coscienza vuol dire averne rispetto, rendersi conto che le semplici azioni che diamo per scontate, come il camminare, il vedere, potere masticare il cibo e digerirlo, sentire i suoni del mondo e mille altre, sono dovute al nostro corpo ed al suo modo di funzionare.
Il corpo non è un'appendice del nostro ego mentale. Esso è una parte di noi, 'è' noi ed attraverso di esso passa la nostra comprensione. Nel libro di Giobbe è scritto: "dalla mia carne avrò una visione di Dio", infatti nella Tradizione Orale cabalistica si insegna che anche i vari organi del nostro corpo contengono parti di anima. Molte religioni assegnano particolare importanza al nostro corpo che, purtroppo, è stato molto penalizzato dal cristianesimo per lunghi secoli. La riscoperta del corpo, in occidente, non risale che a qualche decennio fa.
Quello che mi chiedo è se sia possibile avere veramente un'atteggiamento etico verso ciò che ci circonda se non si ha un tale atteggiamento verso noi stessi? Come dice Alexander Lowen in "La spiritualità del corpo", "è solo nella perfetta armonia tra corpo, mente ed emozioni che possiamo raggiungere un senso di integrità morale e personale, di amore per gli altri e di rapporto col divino. Grazie a questo sublime equilibrio è possibile conseguire quello ' stato di grazia' tanto difficile da ottenere nella vita moderna".
Questo testo non è quello del convegno, ma un inizio, un divenire pensante che mi sta coinvolgendo ogni momento di più, mentre rifletto su di esso, cerco notizie e rivedo libri e, nel mescolare e distillare tutto ciò, costruisco dentro di me una visione differente.