Counselor, operatori olistici e malattia

Counselor, operatori olistici e malattia
Prendo spunto da alcuni eventi dei quali sono a conoscenza per fare questa breve riflessione.
Verrebbe da dare per scontato che persone che costituiscono un mondo volto all'ascolto, alla visione dell'uomo nella sua interezza e nelle sue relazioni, imprescindibili da tutto ciò che lo circonda, verrebbe scontato, come dicevo, credere che tali persone siano pronte ad aprirsi verso i colleghi che si dovessero trovare in difficoltà ed accogliere il loro disagio. Invece a volte non è così e può capitare di ritrovarsi al centro di discussioni nelle quali il concetto di "responsabilità personale" viene utilizzato come una scure sul malcapitato. Il concetto di karma, poco conosciuto nei suoi fondamentali significati in occidente, viene a mescolarsi con il concetto di responsabilità personale per cui ognuno è causa del suo stato attuale. Non è che tale concetto sia completamente errato, anzi ha dei fondamenti validi. Ogni atto compiuto è intreccio di altri atti ed origine di altri ancora, quindi siamo coorigine di tutto ciò che ci circonda e attiriamo nella nostra realtà percepita. Però se non siamo riusciti a realizzare una coscienza profonda di questo meccanismo non possiamo fluire in quel che accade in modo differente e siamo come in balìa di eventi nei quali agiamo senza comprendere. Inoltre le energie già messe in moto, vanno avanti per inerzia ed i cambiamenti non le cancellano certo per magia. Se non ci ricordiamo di questo particolare scivoliamo più verso la filosofia della Riforma Luterana che quella orientale.

Che vuol dire tutto ciò, in sintesi? Che ogni operatore olistico o counselor dovrebbe mettere da parte il proprio ego (anche se spirituale, sempre di ego si tratta) e permettere alla compassione di emergere in superficie e, qualora dovesse imbattersi in un collega che attraversa delle situazioni difficili, non utilizzare la già citata scure della responsabilità, ma offrire la propria comprensione ed il proprio sostegno, perchè di Grandi Maestri lluminati & Affini non sembra ce ne sia folta schiera in giro per il mondo ed essendo tutti fragili esseri in cammino, magari sviluppare un atteggiamento di compassione (non nel senso del compatire, ovviamente) può essere di aiuto. Ovviamente lo stesso discorso vale nei riguardi dei propri disturbi e malattie che non vanno negati, ma neanche "normalizzati".Siamo persone come le altre che di mestiere sostengono gli altri, ma anche a noi può capitare di dovere essere sostenuti senza che questo debba ferire amor proprio o ego. Semmai aprire riflessioni e portarci a confronti forse fino a quel momento evitati.

E ricordiamoci che, vivendo in una realtà olistica in cui ogni fenomeno è collegato, la comprensione offerta agli altri (ed a noi stessi!) ritornerà a noi per vie ignote.

 

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