Arrivato all'ingresso del magazzino, mi resi conto di non aver preso con me l'agenda. Tornai quindi sui miei passi, verso la palazzina servizi.
Appena varcata la soglia dell'ingresso, vidi nell'atrio un crocchio di persone dall'aria smarrita e sconvolta: quell'uomo che avevo salutato poco prima giaceva sul lettino dell'infermeria, immobile.
Il volto si andava scurendo lentamente e, nonostante i tocchi di uno dei presenti, non c'era ombra di movimento. Era morto, senza ombra di dubbio, ma sembrava che le persone non riuscissero ad accettare questo fatto. Uno degli impiegati mi chiese se non si potesse fare qualcosa per aiutarlo.
In quei momenti ed in quelli che seguirono aspettando l'ambulanza, mi accorsi di come si fosse rotto il filo della continuità nella vita dei presenti. La morte, che siamo abituati ad esorcizzare continuamente, rimuovendola dai nostri pensieri, aveva invaso la scena senza possibilità di scampo, parandosi davanti agli occhi di tutti e scalzando via ogni altro pensiero.
Il mutuo, la carriera, l'auto da cambiare, le piccole beghe familiari, tutto era stato divorato da quell'urgenza. Ogni "valore" della vita di tutti i giorni appariva ora sotto una luce diversa, completamente ridimensionato.
Questo non vuol dire che le cose di tutti i giorni non hanno importanza e vanno tralasciate, ci mancherebbe, però le priorità ed il peso da attribuire loro, questi sì che avevano perso la loro consistenza. In un attimo si era squarciato il velo che copre le nostre paure rivelandole fino al midollo.
Poche ore, forse un giorno, poi l'oblio è tornato a coprire ogni tentativo di cambiare la percezione della vita in ognuno.
Fino a che la vita la farà riemergere ancora…
