Comprendere e giustificare

Comprendere e giustificare
Che significato hanno, dunque, 'comprendere' e 'giustificare' e qual è la distanza che bisogna porre fra di loro?
Immaginiamo che un amico ci racconti un evento particolare, ad esempio un furto. Un uomo si introduce in un appartamento e, vistosi scoperto e minacciato dal padrone di casa, lo colpisce e fugge.
Si scopre poi che il ladro ha un figlio malato e che è stato spinto al reato dalla necessità di pagare le cure, non avendo altre fonti di reddito.
Per me questo evento è comprensibile, ma non giustificabile, ovvero posso arrivare a capire le dinamiche che lo hanno prodotto, ma non posso accettare il ris ultato.
Qui si manifesta in molti la difficoltà di differenziazione, in quanto il nostro sistema morale di valutazione ci porterà immediatamente (nella maggior parte dei casi) a respingere l'avvenuto, etichettandolo come negativo rimuovendo, però, la giustificabilità.

Qual è la differenza fondamentale?

  • Evento giustificabile: la dinamica che porta al crearsi di un evento è condivisibile e, anzi, approvabile.
  • Evento comprensibile: non si approva quanto successo, ma analizzando le premesse e le circostanze si arriva a vedere gli schemi che hanno portato al verificarsi dell'evento.

L'evento non comprensibile è qualcosa di alieno che non riusciamo ad inserire nel nostro quotidiano. Pensiamo per un attimo alle notizie del vicino normale che un giorno massacra la sua famiglia. Non conosciamo le dinamiche ed i particolari in modo approfondito, ma solo tramite spezzoni televisivi. Chi lo commette ci appare egli stesso un alieno con il quale non ci si può rapportare. Il giudizio morale è troppo forte per permettere uno spiraglio. La comprensione degli schemi che permettono l'accadere di un fatto permette di esorcizzare il timore e di potere ragionare con più serenità. Comunque non solo ciò che non è comprensibile finisce nella categoria del 'non giustificabile quindi non comprensibile', ma anche tutto quello che non risulta accettabile al nostro censore interiore.

Una reazione simile può avvenire anche fra il counselor ed il suo cliente, nel caso in cui il cliente racconti eventi assolutamente non condivisi dal counselor. Viene così a crearsi un blocco relazionale fra i due che influenza il circolare fluido della comunicazione.
Riuscire a differenziare fra comprendere e giustificare permette, sia nel campo privato che in quello professionale, di mettere le giuste distanze. Non approvo il tuo comportamento, ma capisco la catena di eventi e situazioni che ti ha portato ad agire così. L'altro non è più sul fronte opposto e, pur non approvandolo, posso mettermi in ascolto in modo efficace.
Un counselor etico, qualora si senta turbato dalle confidenze di un suo cliente, può rifiutare la continuazione del rapporto professionale (motivandolo ovviamente al proprio cliente) oppure, e mi sento di consigliarlo vivamente, ricorrere alla supervisione di un collega più esperto che possa supportarlo nella gestione della situazione.

Ogni counselor deve poi applicare la stessa metodica a se stesso. Non bisogna giustificare ogni nostro comportamento nè darsi addosso, ma guardare la catena di eventi interdipendenti che ha portato ad una certa situazione e comprenderla, perché senza comprensione non possiamo andare oltre.¹

EVENTI

Antonio Franco | Breath Trainer & Counselor
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