Sulla coerenza delle tecniche

Sulla coerenza delle tecniche
Parlando più specificatamente di operatori olistici, anche qui è diffusa, e giustamente, la curiosità verso discipline diverse da quella praticata e la voglia di sperimentare differenti tecniche. Questa attitudine permette a molti operatori di arricchire il loro bagaglio culturale, fornendoli di ulteriori strumenti per l'esercizio della loro attività. Quello cui bisogna fare attenzione, però, è la coerenza degli strumenti che si implementano alle tecniche di base della propria attività.
Ad esempio, in una seduta di innerbreathing, si può inserire un lavoro con le campane tibetane che, in momenti precisi, permettono di agire sul ritmo respiratorio o sulla presenza mentale della persona. Alcuni tipi di suono permettono di richiamare la persona da un vagare interiore, chiaramente riconoscibile dall'alterazione del respiro. In questo caso le due tecniche sono osmotiche, ovvero convivono e si sostengono in determinati momenti della seduta.
Diverso è unire tecniche solo per il fatto che siano in voga in quel momento, oppure utilizzarle a sproposito, senza che il momento preciso lo richieda o senza averle approfondite seriamente. Si cade nel bisogno di "fare qualcosa", perdendo la fiducia nel proprio strumento (in questo caso il respiro) o nel bisogno di proporre un "prodotto" che sia più appetibile per la clientela.
Ovviamente questo non è un dogma: ognuno organizza il proprio lavoro come preferisce, però personalmente cerco di utilizzare strumenti armonici fra loro per lavorare e uso lo stesso metro per scegliere professionisti con i quali lavorare io stesso.
Anche voi, scegliete in base alle vostre preferenze, ma cercate di guardare come lavora un operatore prima di sceglierlo per voi stessi.
 

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Antonio Franco | Breath Trainer & Counselor
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